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Ho detto che la Città s’innalzava su un altipiano di pietra. Quest’altipiano, paragonabile a una scogliera, non era meno a picco delle mura. Invano affaticai i miei piedi: il nero basamento non scopriva la più piccola irregolarità, le mura inalterabili non sembravano consentire una sola porta. L’ardore del sole fece sì che mi rifugiassi in una caverna; nel fondo era un pozzo, nel pozzo una scala che sprofondava nelle tenebre sottostanti. Discesi; attraverso un caos di sordide gallerie giunsi a una vasta stanza circolare, appena visibile. V’erano nove porte in quel sotterrano; otto s’aprivano su un labirinto che ingannevolmente sboccava nella stessa stanza; la nona (attraverso un altro labirinto) su una seconda stanza circolare, uguale alla prima. Ignoro il numero totale delle stanze; la mia sventura e la mia ansia le moltiplicarono. Il silenzio era ostile e quasi perfetto: non v’era altro rumore in quelle profonde reti di pietra, che un vento sotterraneo, la cui origine non scoprii; senza suono si perdevano tra le fenditure fili d’acqua rugginosa. Orribilmente, m’abituai a quel mondo incerto; ritenni incredibile che potesse esistere altro che sotterranei provvisti di nove porte e lunghi corridoi che si biforcano. Ignoro il tempo che dovetti camminare sotto terra; so che talora confusi nella stessa nostalgia l’atroce villaggio dei barbari e la mia città natale, tra le vigne.

Al termine d’un corridoio, un muro imprevisto mi sbarrò il passo, una remota luce cadde su me. Alzai gli occhi offuscati: in alto, vertiginoso, vidi un cerchio di cielo così azzurro da parermi porpora. Gradini di metallo scalavano il muro. La stanchezza mi abbatteva, ma salii, fermandomi a volte per singhiozzare di felicità. Scorgevo capitelli e astragali, frontoni triangolari e volte, confuse pompe del granito e del marmo. Così mi fu dato ascendere dalla cieca regione di neri labirinti intrecciantisi alla risplendente Città. 

 

da L’Aleph,

di Jorge Luis Borges, 1952

Contro

  • Sovraccarica la rete infrastrutturale (strade, fognature...)

  • Sovraccarico degli spazi serventi interni al carcere.

  • Pericoloso per la salute fisica e mentale dei detenuti.

Pro

  • Non necessita di acquisizione possibile realizzazione nei centri abitati.

  • Maggiore sicurezza: difficile evasione

AMPLIARE SOTTO LA CITTÀ

Il sovraffollamento carcerario è in stato di continua emergenza: la creazione di nuovi posti detentivi sembra essere l’unica soluzione presa in considerazione dalle amministrazioni.

L’ampliamento sotto terra rappresenterebbe la creazione di una città altra sotterranea, invisibile e infinitamente espandibile.

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