Egle_Che stai a fa’ te?
Marietta_Niente! E_Come niente, che stai a fa’ te?
M_Niente... E_Che c’hai lì dietro? Cammina, molla! [prende l’oggetto] Anvedi sta scimietta... è uno specchio! E che ce stai a fa’ co’ sto specchio arrampicata qui sopra? [si arrampica sulla vasca da bagno]
M_Lascia stare!
E_Famme vedè un momento... E che è ‘sto buco qua... E che ce sta...
M_No! Dammi! Dammi!
E_E tu mi devi spiegà... Perché non parli! Che ce fai co’ ‘sto specchio? Che ce fai? [lottano, Egle riesce a restare arrampicata e improvvisamente vede qualcosa]
E_Ah! Uuuh! Eeeeh mo’ ho capito.. Embé c’era da fare tutti ‘sti misteri? Ah! Anvedi se vedono le case, la strada, il serciato... E tu stai tutto il giorno arrampicata qui sopra? Tsk! Ah ni’, io dico che sei scema, tu!
M_non resistevo più chiusa fra queste mura... Sono giovane. Tra una cosa e l’altra.. prima il minorenne, poi qui. Mi ha preso che mi pareva di diventare matta. Finché un giorno, con lo specchietto... Saper che fuori ci sono gli alberi, le case...
E_Mbé? Non ce lo sapevi pure prima che c’erano l’alberi, le case? Iiiiih!
M_Che c’è?
E_Che ipocrita zozzetta bugiarda che non sei altro. Tu guarda... ‘Ndò sta? Tu guarda che fusto! Altro che alberi e case.. È questo che te stai a guarda’!
M_No! Dammi quello specchio!
E_Fammelo vede’ pure a me, no? Abbi pazienza! Anvedi che spalle aoh! Chi è?
M_[ridendo] Non lo so... Chi lo conosce?
E_Ma.. sta sempre lì, sta?
M_Bè, qualche volta... cioè [si schernisce] lo sentiva cantare, sempre.. Forse è il meccanico che sta lì fuori a lavorare, sempre...
E_MARIO!!
M_Che fai, che gridi, lo conosci??
E_Io no, ce provo! Voglio vede’, se si chiamava Mario se voltava, no? [urlando] GIULIO!! Che fai, te ne vai mo’? Te ne vai, nooo... Bello, sta lì buono, sta buono! Tu brutta stupida in tutto ‘sto tempo non sei stata capace de sape’ chi è? Se vede che non è pe’ te! GINO!!
M_Smettila!
E_Dimmi un nome! Chi indovina è suo! ‘Nnamo! Forza! RENATO!!
M_VITTORIO!!
E_Niente... ANTONIO!!
M_FRANCO!!
E_Niente... PIERO!!
M_GIULIANO!!
E_Se sta.. È Piero! S’è vortato! Se chiama Piero!
M_Ma va’, sente gli strilli... [ridendo]
E_No, c’ho indovinato, se sta a guarda’ intorno!! Se chiama Pie... AH PIEROOO!!
M_PIEROOO!!
E_AH PIEROOO!!
M_Anvedi aoh... Se n’è annato, non c’è più.
E_[le prende lo specchietto] C’è, guarda!
M_C’è’... te piace tanto, te piace? Te lo regalo... Era mio perché c’avevo indovinato io, ma te lo regalo...
- Ma che state a fa’?
E_Adescamento, stamo a fa...
da Nelle città l’inferno,
di Renato Castellani 1958
Contro
-
Le strutture esistenti sono antiquate e con ambienti difficilmente utilizzabili per attività trattamentali.
-
Impossibile ampliare la struttura o apportare trasformazioni.
-
Per la costruzione di nuove strutture è impossibile trovare luoghi nella città che possano essere sufficientemente ampi per garantire ambienti adeguati.
-
Per limitare il contatto con la città circostante si adottano sistemi di schermatura visiva, come le gelosie a Regina Coeli.
-
I cittadini mostrano spesso forme di rifiuto, per pregiudizio o timori: è più difficile garantire la sicurezza e prevenire le evasioni.
continua con
Pro
-
Migliore accessibilità da parte di familiari, volontari, operatori, lavoratori (agenti, legali, magistrati, media).
-
Maggior riconoscibilità e consapevolezza da parte della cittadinanza.
-
Maggiore probabilità di applicazione effettiva delle pene alternative (semilibertà, lavori all’esterno).
CARCERE DENTRO LA CITTÀ
La posizione del carcere nella città sancisce la volontà di connessione e scambio o meno con il resto della cittadinanza libera. Un carcere localizzato vicino al contesto cittadino garantisce un continuo scambio fisico e percettivo con la città.
Le strutture adeguate a carcere e le prime nuove edificazioni realizzate a cavallo dell’Unità d’Italia sono pressappoco le uniche a localizzarsi all’interno delle mura cittadine.
Assistiamo oggi a una lenta dismissione di tali strutture carcerarie.