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I muri nudi ed umidi, il silenzio, lo squallore delle luci: tutti là dentro parevano essersi dimenticati che in qualche parte del mondo esistevano fiori, donne ridenti, case allegre ed ospitali. Tutto là dentro era una rinuncia, ma per chi, per quale misterioso bene? Ora essi procedevano al terzo piano, lungo un corridoio esattamente identico al primo.

da Il deserto dei tartari,

di Dino Buzzati, 1940

 

Coketown era un trionfo di fatti: non era in essa la più lieve sfumatura di fantasia. Coketown era una città di mattoni rossi, o piuttosto di mattoni che sarebbero stati rossi se il fumo e la cenere lo avessero permesso; ma siccome, così come stava, era una città di un rosso e nero poco naturale, somigliava al volto dipinto di un selvaggio. Coketown era una città di macchine e di alte ciminiere dalle quali uscivano senza tregua interminabili serpenti di fumo, che si strascicavano nell’aria senza mai riuscire a svolgersi. Aveva un canale nerissimo e un fiume che portava delle acque di un color torbo, d’una tinta nauseante, e vaste masse di fabbricati forati da un’infinità di finestre di dove proveniva un rumore e un battito che durava tutto il giorno, e dove gli stantuffi delle macchine a vapore s’alzavano e si abbassavano con monotonia come teste di malinconici elefanti. Essa chiudeva parecchie grandi strade, tutte simili le une alle altre e una quantità di viuzze che si somigliavano ancora di più, abitate da persone che pure si somigliavano, che uscivano e rientravano alle medesime ore, che facevano risuonare gli stessi selciati, con lo stesso passo, per andare ad accudire allo stesso lavoro, sicché ogni giorno era l’immagine della vigilia e del domani; ogni anno il duplicato di quello passato o di quello che l’avrebbe seguito.

 

da Tempi difficili,

di Charles Dickens, 1854

 

 

 

 

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Contro

  • Ambienti monotoni e con poca varietà di spazi e viste.

  • Struttura più chiusa e meno salubre.

  • Scarso adattamento a diverse condizioni detentive e ad attività ibride: struttura rigida per gestione e per eventuali cambiamenti spaziali.

Pro

  • Percorsi brevi sono più funzionali: più controllabili e con tempi di percorrenza brevi.

  • Distribuzione più razionale ai fini gestionali.

  • Maggiore consapevolezza della totalità della struttura detentiva.

  • Necessità di aree di intervento ridotte.

CARCERE COMPATTO

Il detenuto trascorre tutte le ore di tutte le giornate della sua reclusione all’interno delle mura carcerarie. La conformazione spaziale del carcere riveste quindi un ruolo di primaria importanza per la vita di chi vi abita. L’architettura del carcere riflette sempre il mandato politico di un’epoca, vincolando ciò che è possibile e ciò che non è possibile fare.

Il carcere compatto ricalca il modello sviluppato e replicato a macchia d’olio in tutta Italia durante gli anni '80: il prevalere di misure di sicurezza e di contenimento ha generato piante quanto più compatte, organizzate a croce, riducendo drasticamente le percorrenze e gli spazi d’aria.

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