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Si recò al Café Orquidea, che era lì a due passi, dopo la macelleria ebraica, e si sedette a un tavolino, ma dentro il locale, perché almeno c’erano i ventilatori, visto che fuori non si poteva stare dalla calura. Ordinò una limonata, andò alla toilette, si sciacquò mani e viso, si fece portare un sigaro, ordinò il giornale del pomeriggio e Manuel, il cameriere, gli portò proprio il “Lisboa”.

 

E l’eternità gli parve un luogo insopportabile oppresso da una cortina di calura nebbiosa, con gente che parlava in inglese e che faceva dei brindisi esclamando: oh oh! Pereira si fece portare un’altra limonata.

 

Mi scusi, disse a Monteiro Rossi, ma io non bevo alcolici, bevo solo limonate, prendo una limonata. E sorseggiando la sua limonata chiese a bassa voce, come se qualcuno potesse udirlo e censurarlo: ma a lei, scusi, ecco, vorrei chiedere questo, a lei interessa la morte?

 

Sostiene Pereira che si sentì più sollevato, finì la sua limonata e fu tentato di prenderne un’altra, ma era indeciso, perché non sapeva quanto tempo Monteiro Rossi voleva ancora trattenersi.

 

E ricominciò a cancellare le scritte con la tinta bianca. Pereira si diresse al Café Orquìdea e si sistemò all’interno, davanti al ventilatore. Ordinò una limonata e si tolse la giacca.

 

Pereira si sistemò a un tavolino interno, vicino al ventilatore, e ordinò una limonata.

 

Pereira finì di mangiare la sua omelette, fece un cenno al cameriere e si fece portare un’altra limonata.

 

Sono Maria das Dores, disse la donna, sono la cuoca, le posso preparare una cosina ai ferri. Una sogliola, rispose Pereira, grazie. Ordinò anche una limonata e si mise a sorseggiarla con gusto.

 

E in quanto a dolci, chiese il dottor Cardoso, mangia molti dolci? Mai, rispose Pereira, non mi piacciono, bevo solo limonate. Limonate come?, chiese il dottor Cardoso. Spremute naturali di limone, disse Pereira, mi piacciono, mi rinfrescano e ho l’impressione che mi facciano bene all’intestino, perché ho spesso gli intestini in disordine. Quante al giorno?, chiese il dottor Cardoso. Pereira ci pensò un attimo. Dipende dai giorni, rispose, ora in estate, per esempio, una decina. Dieci limonate al giorno!, esclamò il dottor Cardoso, dotttor Pereira, mi sembra una pazzia, e mi dica, ci mette zucchero? Le riempio di zucchero, disse Pereira, metà bicchiere di limonata e metà di zucchero.

 

Pereira sentì un grande desiderio di ordinare un’omelette alle erbe aromatiche e di bere una limonata, sostiene.

 

Quando entrò al Café Orquidea il dottor Cardoso non era ancora arrivato. Pereira fece preparare il tavolo vici-no al ventilatore e vi si accomodò. Per aperitivo ordinò una limonata, perché aveva sete, ma senza zucchero. Quando il cameriere arrivò con la limonata Pereira gli chiese: che notizie ci sono, Manuel?

 

Pereira ordinò una limonata senza zucchero e un’omelette alle erbe aromatiche. Si sedette vicino al ventilatore, ma quel giorno il ventilatore era spento. Lo abbiamo spento, disse Manuel, ormai l’estate è finita, ha sentito il temporale di stanotte? Non l’ho sentito, rispose Pereira, ho dormito di un sonno solo, però per me fa ancora caldo. Manuel gli accese il ventilatore e gli portò una limonata.

 

Pereira non ebbe voglia di leggere l’articolo e posò il giornale su una sedia. Finì di mangiare la sua omelette e prese un’altra limonata senza zucchero.

 

Cosa le posso servire? chiese Manuel arrivando sollecito. Pereira ordinò una limonata con zucchero, poi chiese: ci sono novità interessanti?

 

Si fermò al Café Orquidea e pensò che aveva tempo di sedersi cinque minuti e prendere una bibita. Una limonata, dottor Pereira?, chiese sollecito Manuel mentre lui si accomodava al tavolo.

 

Pensò di fermarsi a mangiare un panino al caffè dell’angolo, invece ordinò solo una limonata.

 

 

da Sostiene Pereira,

di Antonio Tabucchi, 1994

Contro

  • Spazi di minore apertura: punto di fuga molto vicino e attività molto limitate.

  • Pochi detenuti possono accedere contemporaneamente a spazi piccoli: tendenza all’isolamento.

  • È uso corrente sostituire la destinazione “a servizi” degli spazi più piccoli con quella “detentiva”.

  • La frammentazione dei servizi porta a una qualità inferiore degli stessi.

Pro

  • Una distribuzione frammentata dei servizi e dei cortili garantisce una maggiore accessibilità e frequenza d’uso (ad esempio le infermerie di sezione di Rebibbia, i cortili di Regina Coeli).

  • Maggiore garanzia di salvaguardia dei “cortili d’aria”: non si possono saturare con nuove costruzioni.  

POCO PER TANTO

Il carcere è il luogo in cui, per eccellenza, i movimenti sono organizzati secondo logiche di sicurezza, semplicità gestionale ed economia. I detenuti abitano gli spazi e le attività in maniera discontinua. La vita al di fuori della cella è infatti vincolata a turnazioni ben chiare dei diversi gironi detentivi.

Un carcere organizzato in tante piccole spazialità divise e frammentate, garantisce ai detenuti una vita al di fuori della cella più continuativa sul piano quantitativo, mettendo però da parte qualsiasi riflessione di ordine qualitativo. 

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