Massa_Io non so come chiamarli... Signori lavoratori, operai, compagni, signori compagni, insomma non lo so...
Sindacalista_Ma piantala! Vieni qua, vieni a parlare al microfono!
M_Vado un momento su, vado... [sale al microfono]
Lo studente, lo studente lì, fuori, ha detto che noi entriamo qui dentro di giorno, quando è buio, e usciamo di sera, quando è buio. Ma che vita è la nostra? Allora io ho detto: già che ci siamo, perché non lo raddoppiamo, questo cottimo? EH? Così lavoriamo anche la domenica! Magari veniamo qui dentro anche di notte, anzi magari portiamo dentro anche i bambini, le donne! I bambini li sbattiamo di sotto a lavorare, le donne ci sbattono a noi un panino in bocca e noi via che andiamo avanti senza staccare, avanti, avanti, AVANTI, per queste quattro lire vigliacche fino alla morte!
[gli operai applaudono e lo acclamano]
M_E così da quest’inferno, senza staccare, passiamo direttamente a quell’altro che tanto è uguale!
S_Sentimi bene Massa, te che adesso parli tanto, ma dov’è che eri quando noialtri coi compagni del sindacato abbiamo fondato il sindacato qua della fabbrica! Dov’è che eri? Eh? Rispondi!
M_Dov’è che ero? Dov’è che ero? Facevo il cottimista! Seguivo la politica dei sindacati! Lavoravo per la produttività, incrementavo io, incrementavo!
[applausi e acclamazioni]
M_E adesso? e adesso, cosa sono diventato? Guarda, son diventato una bestia, una bestia son diventato!
[mostrando il dito mozzato da un macchinario]
S_Te sei una bestia, mica noi altri!
M_Lo studente, lo studente lì fuori, dice, ecco, che noi, siam come le macchine! Capito? Che io sono una macchina! Io sono una puleggia! Io sono un bullone! Io sono una vite! Io sono una cinta di trasmissione! Io sono una pompa! E la pompa s’è rotta! Non va più! E non c’è più verso di aggiustarla la pompa, adesso...
[applausi]
M_Io propongo questa proposta: di lasciare, subito, il lavoro, TUTTI!
[cori di acclamazioni]
M_E chi non lascia il lavoro, subito adesso, è un CRUMIRO! Un faccia di merda!
da La classe operaia va in paradiso,
di E. Petri, 1971
Contro
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Estremizzazione dell’alienazione lavorativa dovuta alla reclusione.
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Difficoltà di sindacalizzazione: rischio di sfruttamento di lavoro a basso costo.
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Interesse a mantenere i lavoratori nella condizione di detenuti e al mantenimento di alti tassi di carcerizzazione.
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Segna un passo indietro tornando al concetto delle case di lavoro inglesi del XVI secolo: oltre al controllo dei reclusi, si aggiunge quello della produttività.
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Tendenza ai contro di CARCERE CATTEDRALE
Pro
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ll carcere si autofinanzia.
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Tutti i detenuti lavorano, dunque hanno possibilità di guadagno.
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Responsabilizzazione attraverso il lavoro.
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Creazione di un’identità di classe (oltre ad essere detenuti sono anche operai).
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Tendenza ai pro di CARCERE CATTEDRALE
CARCERE FABBRICA
Se il fine della pena è la rieducazione, il carcere dovrebbe assicurare al detenuto l’acquisizione di nuove competenze, responsabilizzandolo attraverso il lavoro.
Le houses of correction inglesi, istituite da Elisabetta I nel XVI secolo, sono il primo prototipo di un carcere fabbrica, inventando dei luoghi atti a internare i disoccupati e a costringere al lavoro chi vi si rifiuta.